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Si apre ufficialmente la mostra “Collodium Photo Nudes & Bones” presso lo Spazio Musa di Torino con le lastre della serie ‘Bones‘ con quelle della serie dei nudi, insieme al nuovissimo progetto al collodio umido dal titolo “Sara’s cut off” realizzati assieme a Sara Lisanti per la Torino Art Week. Questa nuova mostra che occuperà interamente gli spazi della galleria sarà aperta dal 1 al 17 novembre.
Di seguito il pezzo del curatore d’arte Francesco Longo della galleria Spazio Musa che ha voluto questa mostra:
COLLODIUM PHOTO “Nudes & Bones” solo-exhibition di Michele Pero
“Memorizziamo le nostre abitudini attraverso la tecnologia, spinti verso un *carpe diem* che ormai viviamo quotidianamente, utilizzando lo smartphone in modo sempre più istintivo e facendoci aiutare sempre di più da un’app. Il *carpe diem* di Michele Pero, invece, richiede tempo, conoscenza e riflessione, ed è il risultato di un’esperienza maturata e della padronanza di un’antica tecnica fotografica e di stampa, quella del collodio umido.
Pero, riesce a essere crudo, ma in modo naturale e sostenibile visivamente. Nonostante la serie “Bones” ritragga ossa e scheletri di animali e di esseri umani, questi soggetti sono rappresentati con una sensibilità che invita all’analisi, creando un ponte tra ricerca e arte figurativa, con una eccellente resa di stampa eseguita in camera oscura.
Per facilitare una migliore comprensione, di seguito troverete la descrizione della tecnica del collodio, illustrata con grande accuratezza da Michele Pero.”
Francesco Longo
Cos’è il collodio umido
“Il collodio umido è una delle primissime forme di fotografia, inventata nel 1851. I ritratti in posa dei nostri avi, le prime fotografie ottocentesche della storia, i primi ritratti degli indiani d’America, furono tutti scattati con la tecnica del collodio umido.
Questa consiste in una lastra di vetro o metallo che viene ricoperta di collodio al momento di fare la foto. Il collodio è una miscela alcolica a base di nitrocellulosa e alogenuri metallici. La lastra colloidata va immersa in un bagno di nitrato d’argento per pochi minuti, per sensibilizzarsi. Poi viene caricata in un cassetto e messa in macchina per la posa.
Il processo avviene in loco, con l’ausilio di una camera oscura portatile da me costruita su disegni dell’epoca. La fotocamera è anch’essa d’epoca, in legno, risalente ai primi del 1900. Il fotografo sta sotto il famoso telo nero, quello visto in tanti film d’epoca. La dimensione della foto dipende dalla macchina. Più grande la foto, più grande la macchina.
La lastra va scattata prima che il collodio si asciughi, da qui la parola “umido”. Lo sviluppo avviene a mano, nella camera oscura portatile. La lastra segue poi il processo di fissaggio e lavaggio, seguito da una verniciatura finale con resina di pino, per proteggere lo strato di collodio nel tempo.
È un processo lento e laborioso, che richiede molta pazienza. Preparo tutta la chimica da me, a partire da sostanze elementari. Anche le cornici sono disegnate e costruite da me. Il fondo nero è indispensabile per far apparire le lastre di vetro in “positivo”, altrimenti la lastra apparirebbe come fosse un normale negativo in vetro.”
Michele Pero
🇬🇧 COLLODIUM PHOTO “Nudes & Bones” solo-exhibition by Michele Pero
Michele Pero’s exhibition at the Spazio Musa continues for the TORINO ART WEEK.
The “COLLODIUM PHOTO Nudes & Bones” exhibition officially opens at the Spazio Musa in Turin with the plates from the ‘Bones‘ series and those from the nude series, together with the brand new wet collodion project entitled “Sara’s cut off” created together with Sara Lisanti for the Turin Art Week. This new exhibition which will occupy the entire gallery spaces will be open from 1 to 17 November.
Below is the piece by the art curator Francesco Longo of the Spazio Musa gallery who wanted this exhibition:
COLLODIUM PHOTO “Nudes & Bones” solo-exhibition by Michele Pero
“We memorize our habits through technology, driven towards a *carpe diem* that we now live every day, using the smartphone in an increasingly instinctive way and getting more and more help from an app. Michele Pero’s *carpe diem*, on the other hand , requires time, knowledge and reflection, and is the result of matured experience and mastery of an ancient photographic and printing technique, that of wet collodion.
However, it manages to be raw, but in a natural and visually sustainable way. Although the “Bones” series portrays bones and skeletons of animals and human beings, these subjects are represented with a sensitivity that invites analysis, creating a bridge between research and figurative art, with an excellent print performance performed in the darkroom.
To facilitate better understanding, below you will find the description of the collodion technique, illustrated with great accuracy by Michele Pero.”
Francesco Longo
What is wet collodion
“Wet collodion is one of the very first forms of photography, invented in 1851. The posed portraits of our ancestors, the first nineteenth-century photographs in history, the first portraits of American Indians, were all taken with the wet collodion technique.
This consists of a glass or metal plate that is covered with collodion when taking the photo. Collodion is an alcoholic mixture based on nitrocellulose and metal halides. The colloidal plate must be immersed in a silver nitrate bath for a few minutes to sensitize it. Then it is loaded into a drawer and put in the camera for the pose.
The process takes place on site, with the aid of a portable darkroom built by me based on drawings of the time. The camera is also vintage, made of wood, dating back to the early 1900s. The photographer stands under the famous black cloth, the one seen in many films. The size of the photo depends on the machine. The bigger the photo, the bigger the camera.
The plate must be taken before the collodion dries, hence the word “wet”. Development takes place by hand, in the portable darkroom. The plate then follows the fixing and washing process, followed by a final varnishing with sandrac, a pine resin, to protect the collodion layer over time.
It is a slow and laborious process, which requires a lot of patience. I prepare all the chemistry myself, starting from elementary substances. Even the frames are designed and built by me. The black background is essential to make the glass plates appear “positive”, otherwise the plate would appear as if it were a normal glass negative.”
Michele Pero