Refugees of the Azaz camp, Syria, protest for to get better conditions of life in the camp. Refugees of the camp of Azaz have lost their houses under bombings of Halep and surroundings. They left Halep with just the clothes they had at time of bombing. They have no documents, no money, no belongings anymore. They believed in passing the Turkish border to escape the massacres, but after a limited number of refugees which have been accepted by the Turkish government, the border was closed. They had to settle in the camp right on the Syrian border, waiting for a move that does not arrive. After more than three months living under tents, with no heating, no electricity, little food, wet conditions, a group of them has arranged a protest. They moved towards the Turkish border, crossing the no mans land and entering de facto in Turkey. They asked for better living conditions in the Azaz camp.
Traffic was jammed. Syrian refugees tried to stop all cars willing to cross the border, just allowing an ambulance to pass through. Turkish police moved to calm the situation, keeping great calm, even if a Turkish tank was moved on the border line just to say “pay attention”.
An ambassador was sent by the governor of the area, to parliament for to have access to Turkey. He returned with no good news. Turkey cannot take more refugees and cannot do more than what actually it does. They must stay were they are, with no home to Syria, no passport to leave the country, almost convicted to stay in the camp. Ruefully they make return to the camp by night.
Siria – protesta nel campo profughi di Azaz
6 dicembre 2012. Protesta nel campo di Azaz, Siria.
I rifugiati del campo di Azaz inscenano una protesta per chiedere migliori condizioni di vita al campo.
I profughi si trovano qui da più di tre mesi. Sono tutti scappati da Aleppo durante i bombardamenti e molti di loro hanno perso la casa proprio sotto le bombe di Assad. La loro speranza era di poter entrare in Turchia e ricevere assistenza come rifugiati ma, dopo un primo numero di profughi che sono stati accolti dal governo turco e stanziati nel moderno ed attrezzato campo di Kilis, la Turchia ha chiuso le frontiere e i successivi profughi si sono dovuti accalcare alla frontiera siriana, nel cosiddetto campo di Azaz.
Qui sono rimaste migliaia di persone a dormire all’aperto per mesi, occupando gli hangar della dogana siriana, trovando rifugio sotto i camion o sotto ripari di fortuna.
Poche settimane fa sono arrivate le tende donate dalla Mezzaluna Rossa del Qatar, ma le condizioni di vita al campo permangono durissime. Non c’è corrente elettrica, poca acqua per lavarsi, poco cibo. Inoltre le tende non sono impermeabili e molte famiglie si sono ritrovate l’acqua sul pavimento.
Dopo tre mesi di stallo, con l’inverno ormai arrivato, i profughi si organizzano e muovono verso il confine turco con l’intenzione di chiedere condizioni di vita migliori per il campo di Azaz e di far passare altri rifugiati in Turchia.
I siriani attraversano la terra di nessuno e de facto entrano in Turchia. I militari turchi accorsi sul posto mantengono la calma e avviano trattative con i profughi che, nel frattempo, bloccano il traffico della frontiera.
Si vivono attimi di tensione, con auto che tentano di passare il confine e i profughi che tentano di fermarle o di convincere gli occupanti ad unirsi alla protesta.
Un delegato viene accompagnato a parlamentare col Governatore turco della zona, per esporgli le richieste, mentre i turchi muovono un carro armato sul confine, con l’intento di mostrare i muscoli in caso che la folla in attesa del responso non riesca a mantenere l’ordine.
Il delegato ritorna che si sta facendo sera. La risposta del governatore non è stata positiva. Nulla di fatto, tutto rimane com’è. I profughi, ormai stanchi e infreddoliti, accettano loro malgrado la decisione e fanno mestamente ritorno alle loro tende.