TheDarkroom
TheDarkroom nacque da un’idea di Michele Pero, fotografo e fotoreporter che riuscì a far diventare reale un sogno: quello di avere una camera oscura da condividere con altri studenti, amatori o fotografi professionisti. Ben presto l’attività di insegnamento di Michele Pero continuò nelle sue nuove camere oscure, che furono subito ristrutturate per ospitare programmi di studio provenienti da varie realtà, come quelle dei college americani, dei programmi internazionali, dei seminari locali e delle classi di fotografia organizzate da circoli e club del posto, così come sede di workshop specifici. Come l’interesse per i corsi di Michele Pero cominciò a crescere, TheDarkroom divenne una società di più persone che gestiva una scuola di fotografia a sé stante, con i suoi locali, strutture e propri programmi di studio.
camera oscuraLe camere oscure
Il primo progetto originale di The Darkroom prevedeva due camere oscure, attrezzate con i migliori ingranditori disponibili sul mercato, il meglio con cui un professionista avrebbe voluto lavorare. Volevamo fare una camera oscura di livello superiore, non solo una camera oscura per studenti, con ingranditori giocattolo. Tutti i nostri ingranditori erano modelli professionali costruiti da Durst e IFF e rappresentavano il meglio dell’ingegneria fotografica Italiana nel mondo. Fra i nostri modelli avevamo Durst A600, Durst D659, Durst DA900, Durst Laborator 138, IFF Duogon, IFF Duogon Superdichroic, IFF Duogon Colormix. Tutti modelli ben noti ai professionisti della stampa dell’epoca.
Ingranditore Durst A600La nostra prima scuola possedeva due camere oscure, A e B. La camera oscura A contava sette ingranditori, tutti attrezzati per stampare fotografie in bianco e nero; la B era attrezzata con quattro ingranditori a colori, per stampare da pellicola a colori su carta a colori, ed era fornita di sviluppatrice Thermaphot ACP 505 per sviluppare in modo automatico la carta colore nel processo RA4. Nel laboratorio di sviluppo erano a disposizione tutti gli attrezzi necessari a sviluppare la pellicola e a rifinire il lavoro di stampa, come i viraggi. Si sviluppava con tank Paterson a mano o con Jobo CPP2 in automatico.
Ingranditore IFF Duogon SuperdichroicAl lavoro 24 ore su 24
Potevamo fare qualsiasi processo fotografico, dal b/n al colore C41, E6 ed anche il Cibachrome di Ilford. Le due camere oscure divennero ben presto sovraffollate, sempre piene di gente che veniva per studiare fotografia o per stampare nelle camere oscure, gente alla quale piaceva quel modo di vivere la camera oscura, rinchiusi al buio dei laboratori per ore, spesso passandovi tutta la notte per realizzare quella stampa fine art che doveva uscire perfetta per la mostra. Sì, i nostri partecipanti avevano la chiave per entrare a lavorare 24 ore al giorno, per tutta la settimana, per tutto l’anno, non stop. Eravamo camere oscure in funzione ed aperte 24 ore su 24. Offrivamo davvero molto.
Ingranditore Durst Laborator L900 con testa bianco e nero Multigrade VLS 500Una crescita continua
Per fronteggiare la crescente domanda di camera oscura e di corsi di fotografia, dovemmo espandere le nostre strutture per ben tre volte, ogni volta crescendo di misura e di spazi dedicati ai laboratori, ampliando notevolmente anche il numero di ingranditori dedicati. L’ultima TheDarkroom annoverava 36 ingranditori in tre camere oscure.
Ingranditori Durst
Gli ingranditori erano aggiornati agli ultimi modelli Durst Laborator 900, conosciuti anche come Durst L900, autofocus a doppio obiettivo per il cambio rapido da piccolo formato a medio formato, per stampare fino a 6×9 cm di negativo. In tutte le camere oscure era possibile stampare sia colore che il b/n. Alcuni modelli erano equipaggiati con teste colore Durst Cls 450, altri con Durst Cls 500, altri ancora con Durst VSL Multigrade. Avevamo anche ingranditori con condensatori, per coloro che gradivano stampare ad alto contrasto nel più classico dei modi di stampa in bianconero, per mettere in evidenza la qualità della grana della pellicola. Infine, i nostri tre Durst Laborator 138, due a condensatori e l’altro con testa colore Durst Cls 301, completavano il set per stampare lastre di formati 4×5” e 5×7” (10×12 cm e 13×18 cm).
In ogni camera oscura, come nei laboratori, erano presenti degli ampissimi vasconi di plastica per contenere ad umido tutti i processi di sviluppo, sia in bacinella che direttamente sul fondo vasca. Ovviamente avevamo una ditta che smaltiva la chimica esausta, recuperata in bidoni appositi.
Intanto le regole di protezione ambientale, in Italia, si stavano facendo sempre più dure…
Questo articolo continua con la seconda parte dal titolo “La camera oscura e la Legge in Italia – 2”, in pubblicazione la settimna prossima. Seguiteci. Grazie.