La regola del 16, lo strumento più antico per esporre correttamente le proprie fotografie
In un giorno di sole brillante, da primavera all’autunno, da metà mattino a metà pomeriggio, l’esposizione corretta per qualunque soggetto è f/16 con un tempo uguale al reciproco del numero ISO della pellicola.
Questa è la regola usata per esporre fotografie sin dall’invenzione di questa arte. Per fotografare con le macchine fotografiche di un tempo, era necessaria la Regola del 16. Le fotocamere non avevano esposimetri incorporati, come oggi. Disponevano solo di un otturatore e un diaframma. Regolazioni che dovevano essere sapientemente manovrate del fotografo.
Solo nella seconda metà del Novecento si diffonde l’uso dell’esposimetro, che diventerà insostituibile nel giro di vent’anni. I fotografi smettono di usare la regola del 16 e se la dimenticano. Negli anni ’80 ormai pochissimi fotografi la usano ancora. Quasi tutti loro sono anziani, provenienti da un’altra epoca, meno consumistica. Abituati ad un mondo basato sull’eccellenza di un prodotto (le loro vecchie fotocamere) che non avevano più bisogno di essere ulteriormente sviluppate, perché avevano da anni raggiunto il loro massimo grado di evoluzione.
Penso alle Leica M o alle Rolleiflex biottiche tipo T, E, o F. Già Leica fu sottoposta ad una massiccia campagna denigratoria quando propose un cambio di linea della sua M4 e introdusse l’orrenda M5. Tornata sui suoi passi, Leica mantiene praticamente la stessa macchina dalla M4 alla M7, dove solo l’esposimetro interno, inserito per venire incontro alle esigenze dei fotografi più giovani, rappresenta l’innovazione più notevole. E la Rolleiflex E3? Come può migliorare un attrezzo così ben fatto? Tant’è che la Francke und Heidecke non cambierà più nulla, a parte inserire l’esposimetro, fino all’ultimo modello prodotto, la FX.
L’arrivo delle reflex giapponesi
Poi arrivano i giapponesi, con le loro Nikon F Photomic, e da lì in poi sarà tutta un’altra storia, basata sul creare bisogni che prima non c’erano. In un altro articolo di questa categoria analizzerò la storia dell’arrivo delle Nikon F sul mercato e di come i tedeschi abbiano perso il monopolio della tecnologia fotografica a livello mondiale. Qui invece voglio approfondire la validità della regola del 16 come modello insostituibile per controllare la quantità di luce presente su una data scena, cioè per calcolarne l’esposizione, ma soprattutto come metodo per valutare la qualità dell’illuminazione che porterà poi ad una bella foto o ad una piatta e banale.
Nota bene: parleremo quasi sempre di pellicola, per semplicità di scrittura, ma questa regola è assolutamente valida anche per la macchina digitale. Solo che per usarla con la macchina digitale è necessario smettere di controllare il risultato sul monitor, perché il monitor non è un metodo per valutare l’esposizione, e riferirsi soltanto all’istogramma. Inoltre sarebbe necessario sapere se il fabbricante del vostro modello ha deciso deliberatamente di far sottoesporre il vostro sensore. Questa, ad esempio, è una pratica comunissima con tutte le Nikon di fascia alta e professionale. Non date quindi la colpa alla Regola del 16 se le vostre foto digitali verranno scure. C’è una buona ragione dietro, che va spiegata in un’altra sede.
L’analisi della Regola e del suo utilizzo
“L’esposizione corretta per qualunque soggetto”
La luce che conta è quella che cade sul soggetto e il soggetto, che sia chiaro o scuro, non importa. La regola considera la luce che cade sul soggetto, e non quella che il soggetto eventualmente riflette. Quindi si parla di esposizione per luce incidente e non di esposizione per luce riflessa.
L’esposizione incidente da sempre un valore medio della scena adatto a riprodurre tutti i toni come sono dal vero: un bianco produrrà molta esposizione sulla pellicola (annerimento), un nero poca. Perciò la fotografia così esposta interpreta alla lettera la realtà della scena. La Regola del 16 non incorre negli errori degli esposimetri interni, tipici delle fotocamere che leggono in modo riflesso e tendono per loro natura a sottoesporre il bianco e a sovraesporre il nero.
“Da primavera all’autunno, da metà mattina a metà pomeriggio”
Analizzando sempre la Regola del 16, si legge che parla di orari del giorno e di stagioni. La quantità di luce che cade su un soggetto è dipendente dalla fonte di luce primaria che è il sole, e da quella secondaria che è il cielo. Dall’estate all’inverno la distanza del sole dalla Terra varia, perciò la regola si basa sulle condizioni di luce fra la primavera e l’autunno. In inverno dovremo aprire uno stop in più per compensare la minor pressione di luce dovuta alla maggior distanza del sole dalla Terra. Lo stesso vale per riprese vicine all’alba o al tramonto. La regola da indicazioni anche per queste compensazioni.
“l’esposizione corretta per qualunque soggetto è f/16 con un tempo uguale al reciproco del numero ISO della pellicola “
Ci sono solo due regolazioni da impostare sulla macchina fotografica, e una terza da tenere a mente. Per chi comincia, invece, ci sarà solo una regolazione da variare: il diaframma.
Consigli per i principianti. I primi passi per capire la Regola ed applicarla correttamente.
Sulla macchina va impostato il tempo di otturazione reciproco del numero ISO della pellicola che si sta usando (o del sensore). Il reciproco, in matematica, significa l’inverso. Se si sta usando una pellicola da 125 ISO, si metterà 1/125 sull’otturatore.
Con 400 ISO si intende di usare il tempo più vicino di 1/500sec.
Con 100 ISO si intende usare il tempo di 1/125sec.
Con 50 ISO si intende usare il tempo di 1/60sec; in caso di pellicole lente, suggerisco di sovraesporle, usando questa come se fosse una pellicola da 32 ISO e impostando il tempo di 1/30sec.
Usa sempre il tempo più vicino a quello della tua pellicola.
La differenza sarà trascurabile finché lavori con pellicole negative. Invece, con pellicole diapositive sarà meglio essere più precisi, e compensare per i tempi troppo veloci con un piccolo aumento nell’apertura del diaframma, come di un terzo di stop, ogni volta che fai l’esposizione.
Il diaframma invece è la regolazione da cambiare a seconda della condizione di luce sulla scena del soggetto. La condizione di luce è indicata dalla Regola.
Si noti innanzitutto che la Regola si rifà a f16 perché, come da definizione, è raro che in natura ci siano situazioni più luminose di quelle descritte. Solo una spiaggia di sabbia bianca o un campo innevato possono dare condizioni più luminose per via della maggior quantità di luce riflessa dal bianco. In quel caso si parlerà di f22.
Una fotografia di una spiaggia a Vada, Toscana, esposta con una Canon G10 con l’utilizzo della regola del 16Invece, nelle condizioni di luce massima della Regola, cioè sotto il sole del mezzogiorno, in un giorno di cielo pulito (blu), un soggetto normale (campo, strada, città, panorama generico) il soggetto riflette una quantità di luce che è la massima in tutte le parti del globo. Oltre f22 non si va mai, a meno che la luce prodotta non sia artificialmente prodotta dall’uomo, come può fare un potentissimo flash da studio usato a distanza molto ravvicinata. In quel caso ci sono altre regole per controllare l’esposizione, come la Regola del Quadrato della Distanza (ma questa è un’altra storia).
Se il sole non è “brillante” ma appena “velato” da un po di umidità nell’aria, la luce che arriva sul soggetto è minore del primo caso. Se c’è nuvolosità leggera o se tutto il cielo è coperto di nuvole, c’è ancora meno luce che cade sul soggetto. E così via. In base al punto di partenza della Regola del 16, è possibile definire una tabella che comprenda tutte le condizioni di luce, come segue.
Tabella delle condizioni di illuminazione ed esposizione secondo la Regola del 16
f/22 Soggetti con sole brillante su sabbia chiara o neve. Cielo blu.
f/16 Soggetti con sole brillante (regola del 16). Ombre nere e cielo blu. Ombre del soggetto nere.
f/11 Soggetti sotto il sole con cielo velato (azzurro chiaro). Ombre del soggetto grigio scuro.
f/8 Soggetti con cielo poco nuvoloso. Ombre del soggetto grigio chiaro o condizione di luce/ombra a macchie.
f/5.6 Soggetti sotto cielo poco nuvoloso o in “ombra aperta”. Da qui in avanti, assenza di ombra.
f/4 Soggetti sotto cielo nuvoloso o in “ombra chiusa”. Strade cittadine. Alba e tramonto.
f/2,8 Soggetti sotto cielo molto nuvoloso. Strade molto strette con palazzi alti. Boschi e giardini radi. Paesaggi e profili di città subito dopo il tramonto.
f/2 Boschi e giardini. Paesaggi e profili di città 10 minuti dopo il tramonto. Neon,Soggetti illuminati da spot (1000W a 2m).
f/1,4 Boschi e giardini fitti. Las Vegas o Times Square di notte. Vetrine dei negozi. Fuochi, falò, edifici in fiamme. Spettacoli di notte (sul ghiaccio, calcio, basketball, football,baseball, ecc…). Soggetti illuminati da spot (500W a 2m).
f/1 Interni di case di notte molto luminosi. Strade notturne molto illuminate. Sport al chiuso (calcio amatoriale, basketball, volleyball, piscine, ecc…). Palcoscenici e circo. Sotto la volta della foresta pluviale.
Seguire la regola alla lettera
Da leggere bene per non confondersi: alla situazione da f1,4, quando si parla di “vetrine di negozi”, si intendono le vetrine come soggetto, e non un soggetto illuminato dalla luce della vetrina! Idem per “fuochi e falò” o per f2, “neon”. Seguite alla lettera la Regola per non sbagliare.
Sembra difficile, come tutte le cose che non si conoscono. Ma se volete avere il totale controllo della qualità della luce che disegna la scena che state fotografando, dovete interessarvi della Regola del 16. Dovete guardarti intorno, vedere se il soggetto è sotto il sole o se è in ombra. Se è in ombra, la sorgente di luce è il cielo. Un cielo blu fa meno luce di un cielo azzurrino velato di umidità atmosferica.
Dopo aver controllato l’illuminazione, riportate la giusta apertura sull’obiettivo. Il tempo è quello della pellicola, ed era già stato impostato al momento di caricare la macchina con il rullino. Inquadrare, mettere a fuoco, scattare la foto. Fine. L’operazione di fare una fotografia non è mai stata così semplice e pura.
Capire qual’è la sorgente della luce, ovvero la fonte di illuminazione
Comprendere qual’è la fonte di illuminazione è il segreto. Da questa consapevolezza nasce la bella estetica, non solo la corretta esposizione. Guardate le ombre del soggetto. Sono un ottimo sistema per capire il tipo di luce: ombre nere e piene sono prodotte dal sole a f/16; ombre grigio scure sono da f11; ombre grigie o leggere sono da f/8; senz’ombra il soggetto è da f/5,6 o meno.
E’ ovvio che anche un esposimetro è in grado di darvi una esposizione più o meno corretta nella maggior parte di queste situazioni. Ma un esposimetro non può rendersi conto se la luce della scena è dura perché il cielo è blu oppure se è piatta perché il cielo è nuvoloso. Voi si! Analizzando la qualità della luce, cui vi costringe a farlo la Regola del 16, vi dovrete porre delle domande: l’esposizione è corretta, ma la foto verrà bella? La luce in questa data scena è piacevole? Le ombre saranno leggibili? la fotografia risulterà piena e tridimensionale o piatta e smorta per mancanza di ombre?
Nella mia esperienza di insegnante di fotografia, non ho mai visto nessuno studente che, iniziando a fotografare, si ponesse queste domande estetiche. Con l’esposimetro, tutto questo passa in secondo piano. Eppure una bella foto non è solo questione di una corretta esposizione. Ci vuole anche una bella luce, che ne disegni la tridimensionalità e crei anche patos. La Regola del 16 è il primo passo per chi vuol diventare padrone dell’illuminazione in fotografia.
L’articolo continua con la seconda parte “La reciprocità della coppia tempo/diaframma e l’uso pratico della Regola del 16“, di prossima pubblicazione.
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Salve a tutti e complimenti per lo splendido articolo. Mi permetto di fare una piccola aggiunta al post. La posizione geografica è ininfluente per la longitudine, ma è invece influente per la latitudine. Esempio lampante è che quando nell’emisfero nord è inverno, in quello sud è estate, come in Australia adesso 😉
Dunque se scattate in Australia e Brasile rivolterei la regola che funziona da Settembre a Maggio , ciò che rende la regola non valida non è la distanza del sole dalla terra quanto la sua inclinazione, o se preferite l’altezza in cielo della sua orbita. Infatti quando il sole e più basso attraversa più strati di aria atmosferica e perde ‘forza’. Come per l’appunto durante alba e tramonto.
Magari non capita proprio tutti i giorni ma anche andando ad alte latitudini, tipo groenlandia, o polo Sud, Proprio per l’orbita solare bassa farei attenzione nell’usare la regola, anche in piena estate!!
Complimenti ancora per l’utilissimo blog!