La verniciatura finale delle lastre al collodio umido con sandracca o resina acrilica per la protezione e la conservazione d’archivio.
Molti avranno già sentito parlare di verniciatura finale delle lastre al collodio. La verniciatura era un passaggio obbligato nell’800 quando le lastre venivano usate come biglietti da visita e passavano di mano in mano o venivano trasportate in viaggio nelle borse.
Oggi c’è molta meno necessità di proteggere lo strato di collodio. Anche gli agenti inquinanti sono molto meno presenti che nell’800. Se pensate alle abitazioni che venivano riscaldata con stufe a carbone, ve ne potrete rendere conto.
Tuttavia è una bella pratica riuscire a fare una buona verniciatura, così che il nostro ferrotipo avrà un aspetto ottocentesco quale noi cerchiamo.
La verniciatura è tuttavia indispensabile nel caso di negativi di vetro che devono essere poi stampati a contatto con carta salata o altre tecniche che comprendano cloruro d’argento. La carta salata sviluppa cloro durante l’esposizione ai raggi UV e il cloro è il principale nemico dell’ossido d’argento. Senza la verniciatura protettiva si rovinerebbe l’immagine dopo poche esposizioni a contatto.
La verniciatura con la sandracca
La resina principalmente usata nell’800 per la verniciatura finale delle lastre al collodio umido era la sandracca, prodotta da una specie di cipresso africano. Veniva usata anche la gommalacca ma sempre in miscela con la sandracca, che era comprovata la miglior resina protettiva per le lastre.
La sandracca si prepara seguendo una formula ben precisa. Si scioglie la quantità di resina in una quantità di alcol etilico puro 96%. Quando tutta la resina si è disciolta, la soluzione va filtrata anche più di una volta per eliminare tutte le impurità naturalmente presenti nella sandracca grezza.
Infine si aggiunge una certa quantità di olio essenziale di bergamotto, lavanda o trementina, per ammorbidire la vernice finale una volta seccata e impedire screpolamenti. La resina da sola sarebbe troppo dura e fragile una volta seccata.
Nella letteratura troverete che l’olio usato è quasi sempre di lavanda. Questo perché il collodio umido si è sviluppato al nord, fra la Francia e l’Inghilterra. Lassù hanno campi di lavanda da sempre. Noi, in Italia, abbiamo i bergamotti. Non sarebbe male dare un tocco di italianità alle nostre lastre usando l’olio essenziale di bergamotto.
Come si stende la sandracca sulla lastra
Si usa la stessa tecnica che col collodio, solo che la lastra va scaldata bene prima di stendere la resina. La sandracca è estremamente viscosa e da fredda non scorrerebbe sulla lastra. Il metodo tradizionale per scaldare le lastre è quello di usare una fiamma libera e muovere la lastra sopra la fiamma con movimenti circolari avendo cura a tenerla a debita distanza. Non dimentichiate che il collodio è altamente infiammabile.
Quando il calore diventa quasi insopportabile, si inizia a versare la sandracca, con la tecnica degli angoli numerati. L’eccesso torna in bottiglia.
Alla fine vedrete che l’alcol evapora lentamente e la resina tarda a seccare. Bisogna aiutarla con la stessa fiamma libera. Riscaldiamo di nuovo la lastra finché lo strato di resina non si è adagiato bene e uniformemente sulla lastra. Attenzione alla fiamma libera: ora c’è anche alcol sulla lastra!
La lastra va sulla rastrelliera per riposare almeno un paio di giorni. Finché sentirete odore dell’olio essenziale la resina non può dirsi seccata e la superficie della lastra non ancora definitivamente dura per la manipolazione.
La verniciatura con resine acriliche
Oggi abbiamo anche resine sintetiche acriliche, che vengono usate in pittura per proteggere i dipinti a olio. Queste si versano e si lasciano ad asciugare in piano. Durante le prime ore la lastra appare coperta di questo velo lattiginoso, che però diventerà perfettamente chiaro una volta asciugato.
Le resine acriliche ci mettono diversi giorni ad asciugare. Non sono molto pratiche ma alla fine la lastra appare più chiara che con la sandracca. Io uso la vernice acrilica sulle lastre in metacrilato perché, ovviamente, non possono essere scaldate sulle fiamme libere.
Ognuno scelga la sua verniciatura finale. Fine del processo del collodio umido. Non male, no? Lungo e complesso, ma di grande soddisfazione.
Nei prossimi capitoli di questa guida presenteremo alcune formule per il collodio, fra le più comuni, e le formule per preparare tutte le altre soluzioni necessarie a questa antica tecnica fotografica.