Leonardo da Vinci e l’invenzione della fotografia
Questo è un saggio sull’invenzione della fotografia attribuita a Leonardo da Vinci. Uno studio che ribalta le tesi ormai scontate che accreditano Niépce come primo fotografo della storia della fotografia. Leonardo, il Genio del Rinascimento, è invece proposto come autore della Sacra Sindone, che è quindi la prima fotografia della Storia.
Il Rinascimento e lo studio della prospettiva con la camera obscura
Già a partire dal tardo Medioevo, il mondo delle arti visive cambia drasticamente con l’avvento degli studi sulla prospettiva. Con l’arrivo in Italia della camera obscura inizia un nuovo periodo di ricerche sul modo di riprodurre le dimensioni dei soggetti. Viene studiata la loro relazione con gli spazi ed con le distanze dal punto di vista. I pittori iniziano ad usare questo nuovo strumento per fare disegni perfetti delle scene naturali visibilmente col Rinascimento.
Il modo di operare è semplice: si appende una tela nella camera obscura, sul lato opposto al foro stenopeico. Qui viene proiettata l’immagine del soggetto, che posa per l’artista all’esterno. L’immagine arriva sulla tela con le sue proporzioni naturali. A questo punto l’artista deve solo disegnare i contorni dell’immagine che si vede sulla tela. Poi, una volta tornato al suo studio, o alla bottega, può colorare il disegno con tutta calma.
La camera oscura e la rappresentazione della realtà
La camera obscura permette un salto in avanti nella rappresentazione della realtà. Un salto di una proporzione tale che nessuno avrebbe potuto immaginare, almeno fino ai tempi di Giotto. Dopo l’avvento delle lenti, che vanno a sostituire il foro stenopeico, la camera obscura diventa piccola e portatile. La sua diffusione sarà capillare fra i disegnatori.
A Masaccio si deve l’affresco più significativo di questa nuova era della pittura: la Trinità. Questo affresco fa bella mostra di se nella chiesa di Santa Maria Novella a Firenze. In quest’opera sono concentrati tutti gli studi del disegno geometrico finalizzato alla prospettiva. Dal punto di vista, luogo ideale dove Masaccio colloca l’occhio dell’osservatore, partono le linee guida che determinano la posizione e la dimensione dei soggetti rappresentati. Tornerò su questo affresco con un altro articolo, perché rappresenta la base di tutto lo studio delle arti visive. Inclusa la fotografia.
Piero della Francesca fu certamente il più importante artista protagonista di questa nuova era. Piero fu il primo a studiare la prospettiva in modo matematico. Cercò di capire le sue implicazioni sulla tela, tanto che ne uscì un saggio, il “De Prospectiva Pingendi”.
Gli artisti del Rinascimento usano la camera obscura per disegnare dal vero
Accanto a lui, artisti famosi come Leonardo da Vinci, Filippo Brunelleschi, Leon Battista Alberti, Gaspare Vanvitelli, Canaletto e così via usavano normalmente questo strumento durante il Rinascimento e i tempi successivi.
La camera obscura diventa uno strumento indispensabile anche per gli architetti. Filippo Brunelleschi, che costruì il Duomo di Firenze, disponeva di una piccola camera obscura portatile. Con questa disegnava prospettive di edifici. Dal piano della piazza di Santa Maria del Fiore poteva seguire lo sviluppo prospettico del suo Duomo e dare indicazioni ai muratori che la tiravano su.
Dal Rinascimento in poi, tutti i pittori hanno usato copiare dal vero con l’immagine proiettata dal foro stenopeico prima, dall’obiettivo poi. Non avrebbero avuto altro modo per riprodurre così fedelmente la realtà. Solo nella fine del secolo XX i pittori cominciano a negare di usare la fotografia per realizzare le loro opere d’arte così realistiche e se ne vergognano. Nascondono così quella che è la tecnica più consolidata della Pittura: la copia dall’immagine prodotta da una lente.
Leonardo, la camera obscura e l’invenzione della fotografia
Leonardo da Vinci, si sa, fu uno dei più abili e creativi geni che la Storia ricordi. Fu inventore dell’elicottero, dello scafandro subacqueo, del sottomarino. Inventò così tante altre macchine che verranno realizzate soltanto quattro secoli più tardi (e funzioneranno).
Fu anche un curioso studioso dei segreti e delle incredibili possibilità della camera obscura. Ne aveva una nella sua casa di Vinci.
Leonardo scrisse la più antica descrizione chiara ed esaustiva che si conosca sul funzionamento della camera obscura nel 1502, pubblicato poi nella collezione “Codex Atlanticus”. Quella che segue è una traduzione dall’inglese che a sua voltra è una traduzione dal latino, lingua con cui Leonardo scrisse il suo codice:
“Se la facciata di un edificio, di un luogo o di un paesaggio è illuminata dal sole e viene praticato un piccolo foro nel muro di una stanza in un edificio di fronte a questo, che non è illuminato direttamente dal sole, allora tutti gli oggetti illuminati dal sole invieranno la loro immagine attraverso questa apertura e apparirà, capovolta, sul muro di fronte al buco.
Catturerai queste immagini su un pezzo di carta bianca, posizionato verticalmente nella stanza non lontano da quell’apertura, e vedrai tutti gli oggetti sopra menzionati su questa carta nelle loro forme o colori naturali, ma appariranno più piccoli e sottosopra, a causa dell’incrocio dei raggi a quell’apertura. Se queste immagini provengono da un luogo illuminato dal sole, appariranno colorate sulla carta esattamente come sono. La carta dovrebbe essere molto sottile e deve essere vista dal retro.” [ Josef Maria Eder History of Photography translated by Edward Epstean Hon. F.R.P.S Copyright Columbia University Press]
Di Leonardo è stato scritto tutto. Meno che l’invenzione della fotografia è merito suo.
Gli studi sulla luce di Leonardo
Delle macchine di Leonardo sappiamo tutto. Dei suoi studi di anatomia anche. Della sua abilità di disegnatore e pittore non si discute. Ma che sappiamo dell’invenzione della fotografia?
Leonardo ha studiato a lungo sia la fisica della luce che la chimica. Specialmente la chimica delle “polveri magiche che anneriscono con la luce” vendute sui mercati di Venezia. È curioso che non ci sia niente su questi studi di chimica e sulla luce.
Cosa sarà successo? La Storia che conosciamo, quella ufficiale, mi induce a mettere certi fatti già noti in relazione tra loro. Vediamo quali.
Venezia e l’alchimia
Durante il tempo di Leonardo, Venezia era il centro più importante del mondo per la produzione del vetro. Qui si era sviluppata una vera e propria società alchèmica, messa poi al bando nel 1488. A Venezia era facile reperire materie chimiche usate per la produzione del vetro. Era il porto dove arrivavano merci da tutto il mondo conosciuto.
Così iniziava il suo “Elucidarius” Cristoforo da Parigi, nel 1470 circa (http://www.treccani.it/enciclopedia/il-rinascimento-l-alchimia_(Storia_della_Scienza)/):
“Questo magistero, cioè l’arte sopra nominata, è triplice. In primo luogo viene detta risanatrice del corpo umano, e lavora con le virtù di erbe, radici, fiori, semi, resine […] È inoltre meccanica cioè relativa alla manifattura, ed è praticata dai vasai […] così come la usano i vetrai, che nei loro forni inceneriscono metalli e altri minerali per fare i vetri colorati […] La terza parte dell’arte riguarda il nostro magistero, ed è chiamata trasmutazione dei metalli” (Elucidarius, p. 202).
Leonardo è a Venezia nel 1500. Nel 1490 scrive il suo trattato “Codice di luce et ombra” e nel 1508 scrive “Ottica” (Enciclopedia Italiana Treccani – http://www.treccani.it/enciclopedia/leonardo-da-vinci/).
Fin qui è Storia accreditata da tutti. Da qui in avanti iniziano le mie ipotesi, che nascono dall’analisi dei fatti storici. A voi poi giudicare se saranno plausibili o meno.
Gli esperimenti di Leonardo Da Vinci con la chimica e la Sacra Sindone
Ritengo che Leonardo da Vinci non ebbe da attendere troppo per applicare al nuovo strumento, la camera obscura, quelle conoscenze di chimica (alchimia) di cui disponeva. Ritengo altresì che gli esperimenti che fece nella sua camera obscura, descritti nel “Codice di luce et ombra”, lo portarono a fare quella che è riconosciuta oggi, da tantissimi studiosi, come la prima fotografia della storia. Quest’opera è attualmente conservata a Torino, nella cattedrale. È adorata come essere la Sacra Sindone, ovvero il telo con cui si ritiene che Gesù Cristo fu avvolto quando fu posto nella tomba.
La Sacra Sindone è un falso storico?
Sussistono molti fatti discordanti che portano a pensare che la Sacra Sindone non sia quello che la Chiesa Cattolica racconta.
Recentemente sono apparsi lavori di molti scienziati e studiosi da tutto il mondo che accreditano l’opera a Leonardo (http://www.telegraph.co.uk/news/religion/5706640/Turin-Shroud-is-face-of-Leonardo-da-Vinci.html).
Non ci sono invece tesi a favore della sacralità della reliquia. C’è solo la fede dei cattolici. Una fede che però è sconfessata a priori dall’Altissimo in persona. Il secondo dei Dieci Comandamenti infatti recita: “Non avere altri dèi oltre a me.” Il terzo Comandamento recita: “Non farti scultura, né immagine alcuna delle cose che sono lassù nel cielo o quaggiù sulla terra o nelle acque sotto la terra […]” – La Bibbia Nuova Riveduta 2006, Società Biblica di Ginevra.
È possibile che l’Altissimo abbia permesso che una immagine terrena diventasse un idolo per i suoi fedeli? La Parola stessa sconfessa questa idea. La Chiesa Cattolica continua a custodirne il mistero, nonostante abbia recentemente dichiarato che la Sacra Sindone non è più ritenuta una reliquia. Infatti non ne ha mai autorizzato l’esame dell’immagine, ma solo di piccolissime porzioni di telo ai bordi.
Perché la Sacra Sindone è attribuibile a Leonardo da Vinci
Ci sono invece prove concrete che fanno convergere la sindone su Leonardo Da Vinci:
- il radiocarbonio colloca la produzione del telo fra il 1260 e il 1390;
- la faccia sulla sindone è identica all’unico disegno che si conosca e che si reputi essere l’autoritratto di Leonardo, conservato alla National Gallery di Londra. Le proporzioni sulla sindone sono identiche a quelle del disegno, come da studi allo scanner effettuati da Lillian Schwartz, consulente grafico, School of Visual Arts, New York (http://www.telegraph.co.uk/news/religion/5706640/Turin-Shroud-is-face-of-Leonardo-da-Vinci.html)
- i capelli del modello cadono sulle spalle, come se stesse in piedi, e non disteso su un lastra di marmo, morto, come sarebbe dovuto essere il corpo di Gesù Cristo;
- i piedi del modello sono ripresi dal davanti; la figura sta ovviamente in piedi, con le piante appoggiata per terra;
- il corpo appartiene ad un giovane; la testa è staccata dal corpo (manca il collo) e appartiene ad un’altra persona anziana – un autoritratto di Leonardo? (se questi fatti saranno confermati, la sindone si rivela addirittura una fotografia in doppia esposizione!);
- l’immagine è bidimensionale; è impossibile che sia prodotta da un telo che avvolge un corpo tridimensionale;
- l’immagine è un negativo, così come scoperto da Secondo Pia, mentre eseguiva una fotografia della sindone nel 1898; se ne accorse perché sul negativo della sua macchina fotografica ottenne una immagine positiva! da quel fatto egli stesso dedusse che la Sacra Sindone doveva essere un negativo!
- Leonardo esegue studi sulla luce e sull’ottica a cavallo del 1500;
- Leonardo possiede una camera obscura a Vinci; c’è un foro su un lato del muro che da all’esterno; qui si inseriscono perfettamente le lenti in suo possesso.
La sindone e i Savoia
Inoltre, più di uno studioso afferma che l’attuale sindone fosse stata commissionata a Leonardo dai Savoia, in sostituzione di quella originale affidatagli dalla famiglia De La Roche, 1453 (“The unknown Leonardo”, Ladislao Reti, McGraw-Hill, 1974 – http://www.amazon.com/The-Leonardo-Ladislao-Reti/dp/0070371962).
La sindone originale era un dipinto di proprietà dei Savoia. Tutt’altro che “sacra”, per ragioni a noi ignote fu persa o distrutta. I Savoia commissionarono quindi una copia a Leonardo, senza disporre più dell’originale. Quelli si aspettavano un dipinto fedele, come l’originale. Ma Leonardo volle usare una tecnica allora sconosciuta, sperimentale. Sembra che usò le proprietà del solfuro d’argento per fissare la luce sulla tela attraverso la sua camera obscura.
Le stesse fonti riportano che i Savoia non apprezzarono affatto l’opera così monotona e flebile, quasi stinta. Non pagarono Leonardo. Dopo l’incendio del 1532, la donarono alla Santa Sede (http://www.sindone.org/santa_sindone/la_sindone/00024250_Cenni_storici.html) che, evidentemente, ne fece un uso decisamente “sui generis”.
Gli studi perduti sull’invenzione della fotografia
Sul perché l’invenzione della fotografia non sia stata tramandata da Leonardo, ognuno può trarre le sue ipotesi. La più plausibile è legata al fatto che Leonardo era odiato dalla Chiesa. Le istituzioni cattoliche del tempo non erano certo accomodanti con chi veniva additato come mago o strega. Il Papa già lo voleva mettere in carcere per eresie. Infatti fu sorpreso a scavare corpi dal cimitero sotto Castel Sant’Angelo per dissezionarli. Leonardo dovette fuggire da Roma per non cadere nelle mani degli inquisitori del tempo.
È probabile che siano esistite più opere simili, come le prove “d’artista” necessarie prima di ottenere quella finale. È altrettanto plausibile che, dopo l’insuccesso commerciale coi Savoia, Leonardo abbia affidato i suoi teli a qualche garzone di bottega comandandone la distruzione. Ma è chiaro che i suoi ordini non furono eseguiti. Questo sconosciuto ha così tramandato ai posteri quest’opera fantastica.
Di certo Leonardo andò cauto nel divulgare in giro i risultati della sua scoperta. Non voleva attirarsi le mire della Chiesa Cattolica. Dopo di lui, sembra che nessun altro abbia avuto l’idea di combinare le proprietà fotosensibili della chimica con la camera obscura. È come se i suoi studi siano andati persi o distrutti.
La corsa alla scoperta della fotografia
Siamo alle soglie del XIX secolo. Appare ovvio che qualche informazione in merito alle scoperte di Leonardo sia arrivata nelle mani di qualche scopritore involontario. Un manoscritto, forse, o parte di esso, incompleto, certamente mancante proprio delle informazioni chimiche sulla sostanza da usare per fissare l’immagine sul telo. Da questa storia immaginaria parte quella che io chiamo “la corsa alla scoperta della fotografia”.
La via chimica di Leonardo Da Vinci e l’invenzione della fotografia
Con tutti questi dati non si può più credere che la fotografia sia stata inventata da Niépce. In troppi si sono avviati su una strada che nessuno avrebbe dovuto né conoscere, né immaginare. Da Niépce a Daguerre, da Florence a Fox Talbot, che cosa cercavano se nessuno lo avrebbe dovuto sapere? Invece, a parer mio, cercavano proprio la via percorsa da Leonardo, dopo aver visto quello che era stato possibile fare con la camera obscura e con la chimica. Cercavano la via chimica alla fotografia.
Nelle parole di Beaumont Newhall, “Photography has no single inventor” (“Latent Image: the discovery of photography”, New York, Anchor Books/Doubleday & Co., 1967), ci si accorge che è venuto il momento di abbandonare l’idea che le cose siano andate come è scritto nei libri. Si affacciano nuove e più concrete possibilità circa la scoperta della fotografia.
La storia della fotografia è tutta da riscrivere
Non abbiamo modo oggi per essere certi di queste ipotesi. Il senso critico ci dice di volgere lo sguardo là dove, molto probabilmente, tutto ebbe inizio. E poi, molti altri fatti della Storia dell’umanità sono ritenuti veri sulla base di informazioni molto meno fondate di queste. L’invenzione della fotografia, grossolanamente accreditata a Niépce, ne è la prova più lampante. Al massimo oggi possiamo dire che Niépce, Daguerre, Fox Talbot, Florence e tutti gli altri furono gli “scopritori” della fotografia. Quelli cioè che riportarono l’invenzione della fotografia alla ribalta tre secoli dopo la sua apparizione.
Ma abbiamo una notevole quantità di dati che portano tutti a indicare che Leonardo abbia inventato la fotografia. Il professor Nicholas Allen ci ha scritto un saggio dal titolo “Medioeval Photography” e poi un libro, dal titolo “The Turin Shroud and the Crystal Lens”. Se queste tesi verranno accreditate nel futuro, dovremo riscrivere la storia della fotografia. E saremmo di fronte ad un Genio che inventa contemporaneamente la fotografia, la macchina fotografica e la doppia esposizione!
Buone fotografie a tutti.