William Henry Fox Talbot fu un chimico inglese, vissuto nell’800, che inventò il processo negativo positivo
William Henry Fox Talbot su Wikipedia è chiamato fotografo, ma ancora la parola fotografia non era nata quando lui, uno dei tanti che si cimentavano alla ricerca della via chimica alla registrazione dell’immagine, scoprì e descrisse il procedimento che sarebbe diventato il più usato in assoluto nel mondo per la stampa di fotografie chimiche, il processo negativo-positivo.
Fox Talbot scoprì un metodo per registrare immagini attraverso l’uso della camera obscura, usando una carta semplicemente inzuppata in acqua salata (salata con sale da cucina) e poi sensibilizzata in un bagno al nitrato d’argento. In questo modo sulla carta si forma un composto dell’argento che è foto sensibile, il cloruro d’argento. Questo foglio, messo dentro alla camera obscura, diventò il primo negativo della storia.
La carta salata fu solo uno dei tanti metodi inventati (o scoperti) dai ricercatori dell’epoca, perché proprio in quegli anni altri ricercatori e chimici stavano lavorando ad un metodo per fissare sulla carta le immagini prodotte dall’azione della luce, tanto che è difficile asserire con certezza a chi attribuire il primato di aver realizzato la prima fotografia della storia. Fra questi c’erano i conosciutissimi Joseph Nicéphore Niépce e Louis Daguerre.
Come sia arriva alla carta salata: i metodi di Niépce e Daguerre
Del metodo scoperto da Niépce, l’eliografia al bitume di Giudea, c’è rimasto ben poco. Accreditato da una letteratura poco indagatrice di aver scattato la prima fotografia della storia, il suo metodo era molto laborioso e decisamente poco soddisfacente.
Il dagherrotipo
Il metodo di Daguerre ottenne invece immediato successo. Lui lo chiamò dagherrotipo e l’Accademia di Francia gli conferì un vitalizio per i meriti che questa scoperta ebbe come ricaduta su tutta la nazione.
Il dagherrotipo fu presentato al mondo nel 1834. La divulgazione del metodo di Daguerre spinse Fox Talbot a pubblicare anche la propria scoperta. Nel 1835 la presentò alla Royal Society e ottenne anche lui immediato successo. Tuttavia il fatto che il dagherrotipo era già stato presentato sette mesi prima ed era già diventato un successo commerciale, la sua carta salata non riscosse il successo mondiale sperato. Tuttavia la sua carta salata segna una pietra miliare nell’evoluzione della tecnica fotografica.
In che cosa consisteva l’invenzione della carta salata da parte di Fox Talbot?
Facciamo un passo indietro. Come siamo arrivati alla carta salata? Tutto ha origine dall’applicazione dei composti dell’argento, come il nitrato d’argento, il cloruro d’argento, lo ioduro d’argento, ed altri sali della stessa famiglia.
Johann Heinrich Schulze e il nitrato d’argento
Il primo a scoprire le proprietà fotosensibili del nitrato d’argento fu il chimico Johann Heinrich Schulze, circa un secolo prima delle scoperte di Niépce, Daguerre e Fox Talbot. Sembra che stesse preparando una miscela di nitrato d’argento in una bottiglia di vetro che lasciò vicino ad una finestra esposta al sole. Il lato esposto al sole della bottiglia diventò scuro.
Questo effetto è dovuto alla reazione del nitrato d’argento con la luce solare. La luce, in particolare la componente ultravioletta della luce solare, è in grado di ossidare il nitrato d’argento, trasformandolo in ossido d’argento, che è nero. Questa reazione è anche chiamata “annerimento diretto” in gergo tecnico fotografico, perché non richiede l’utilizzo di sviluppi o rivelatori.
Successivamente Schulze eseguì degli esperimenti stendendo una soluzione di nitrato d’argento su fogli di carta, sui quali appoggiava altri fogli con dei disegni, a contatto. Sul foglio trattato con nitrato d’argento appariva magicamente l’immagine del disegno del foglio soprastante, in negativo. Tuttavia le immagini che riusciva a produrre non duravano nel tempo. Dopo pochi minuti il foglio diventava completamente nero.
William Henry Fox Talbot sulle tracce di Schulze
Un secolo più tardi William Henry Fox Talbot riprese gli esperimenti di Schulze seguendo la via dell’argento. Provò con tutti i composti dell’argento, ma fu col cloruro che ottenne i risultati migliori.
Il cloruro d’argento si ottiene miscelando il cloruro di sodio con il nitrato d’argento. Il cloruro di sodio è il comune sale da cucina.
La scoperta dell’immagine in negativo
Quindi in pratica egli stese una soluzione di cloruro di sodio su un foglio di carta, poi gli applicò una soluzione di nitrato d’argento. Questo portò alla formazione di cloruro d’argento. In seguito posò una foglia su questo foglio di carta salata e mise il tutto sotto la luce del sole, sul davanzale della finestra. Dopo pochi minuti il foglio era diventato nero tutto intorno alla foglia.
Quando Fox Talbot sollevò la foglia trovò l’immagine in negativo delle fibre, del contorno e delle nervature della foglia stampate sul suo foglio di carta salata.Fin qui nulla di nuovo. I risultati che stava ottenendo erano gli stessi che aveva già ottenuto un secolo prima il suo predecessore Schulze e, come lui, aveva il problema che l’immagine non durava. Dopo pochi minuti tutto il foglio diventava nero.
John Herschel e la scoperta del fissaggio
Gran parte del lavoro dei chimici del tempo era incentrato sulla ricerca di un metodo di fissaggio dell’immagine in modo che questa divenisse permanente nel tempo.
La soluzione definitiva fu trovata dal chimico e astronomo John Herschel. Questi suggerì a Fox Talbot di utilizzare una soluzione di iposolfito di sodio che avrebbe dovuto rimuovere tutto il cloruro di sodio che non aveva reagito alla luce del sole. Il metodo funzionò benissimo al punto che ancora oggi si fa uso di iposolfito per fissare le fotografie chimiche.
Dal negativo al positivo
L’immagine della foglia chiara semitrasparente, contro un cielo nero, era evidentemente l’immagine negativa della foglia. Le zone chiare erano diventate scure, quelle scure erano diventate chiare.
Fox Talbot esegui quindi secondo passaggio: prese un nuovo foglio di carta salata sensibilizzata, ci mise sopra il negativo della foglia, a contatto. Mise tutto sotto il sole un’altra volta e alla fine sul secondo foglio ottenne l’immagine invertita della foglia.
Le zone scure del negativo avevano bloccato la penetrazione della luce e il foglio sottostante rimase chiaro. Le zone chiare e semitrasparenti della foglia lasciarono passare una certa quantità di luce e sul foglio sottostante venne impressa l’immagine scura della foglia. Era nato il positivo.
In seguito Fox Talbot perfezionò la carta salata in modo da renderla più rapida e permettere esposizioni più brevi di quelle necessarie a produrre un’immagine attraverso un obiettivo. L’evoluzione di questa carta salata che doveva essere sviluppata per produrre un nero più evidente fu chiamata “calotipo”. (dal greco “kalos”, che significa “bello”). In seguito questo procedimento sarà anche rinominato talbotipo in onore del suo inventore.
Una cosa è certa: quel giorno era nata una tecnica che avrebbe poi portato allo sviluppo dell’intera industria fotografica per tutto il 20º secolo, Ovvero il processo negativo-positivo.
La stampa di copie in serie
Il calotipo non ebbe grande successo commerciale fra il pubblico. La nitidezza dell’immagine non era così elevata come quella del dagherrotipo. Il calotipo invece fu largamente utilizzato nella nascente industria della stampa tipografica e dei giornali. Roger Fenton lo utilizzò per fotografare la guerra di Crimea. Il calotipo, o carta salata, era un metodo molto conveniente sia per trasportare i materiali necessari fino nelle zone di guerra (si trattava in definitiva di trasportare fogli di carta e boccette con sali d’argento) sia per la facilità della sua preparazione sul campo.
Inoltre, i giornali dell’epoca furono molto felici di avere a disposizione un sistema che permetteva di stampare quante copie si volesse a partire da un unico negativo. La possibilità di stampare numeri illimitati di copie da un solo originale negativo aveva aperto le porte alla stampa fotografica commerciale. Il calotipo poteva essere riprodotto all’infinito.
Nella seconda metà del 1800 quasi tutti i fotografi impegnati in viaggi utilizzavano la tecnica del calotipo per le loro riprese. Famosissime sono le fotografie realizzate dai fotografi della Fratelli Alinari di Firenze per gli album del Grand Tour.
Tuttavia dovremo attendere il perfezionamento della gelatina ai sali d’argento e della tecnica di stesura dell’emulsione su una lastra di vetro per vedere il definitivo affermarsi di questa tecnica negativo-positivo nel panorama fotografico mondiale.